Se abbiamo un po’ di tempo facciamo una passeggiata con molta tranquillità, tra la via
Roma, piazza Chiesa e Municipio e ricordiamo la nostra giovinezza. Ascoltiamo le
storie evocate dalle panchine, dai gradini, dagli edifici, dai bar, dai barbieri, dal cinema
e dalle serrande: tutti ci ricordano luoghi e volti che non esistono più.
Durante il giorno, il ritmo sonnolento della sera si trasformava in modo frenetico per
via delle attività pubbliche. Nella piazza Municipio: il Comune era aperto al pubblico
e c’era un andirivieni di amministratori, dipendenti e cittadini; in Pretura si poteva
presenziare ai processi o assistere al trasferimento di qualche carcerato incatenato con
i cosiddetti “ferri da campagna”, dalla Caserma dei Carabinieri, situata nella via Colletta dove attualmente c’e il Museo e la Pinacoteca, verso il Carcere Mandamentale.
Altre volte un detenuto veniva trasportato a bordo di un cellulare verso altra destinazione. Nella piazza vi era l’ambulatorio comunale del medico condotto, il dottor Maggiorino Asuni, che fu trasferito nei nuovi locali di via Libertà e l’ex ambulatorio fu
destinato a Ufficio di collocamento dove i disoccupati si recavano per timbrare il cartellino “rosa”, per percepire l’indennità di disoccupazione o per la ricerca di un posto di
lavoro. Nella via Roma c’era: l’omonimo cinema del cav. Giulio Mereu, che proiettava, giornalmente, un film; il tabacchino di Mario Corvetto, l’ambulatorio del dottor
Antonio Lai e, all’angolo con la via Dol, l’ambulatorio del dottor Marcello Monni;
inoltre di fronte alla piazza Chiesa, c’era l’Esattoria delle lmposte Dirette, gestita dalla
famiglia Trois, situata nell’area dove attualmente sorge il cosiddetto grattacielo; l’edificio Giribaldi-Lobina, attualmente delle famiglie Cocco e Pisano, che ospitava la farmacia, le barberie, le sedi di partiti politici, i bar e l’abitazione del Pretore; per finire
con Tzia Ros’e Pireddu, Polluce di cognome, che piazzava il fornello a carbone per la
vendita delle caldarroste. Così le persone che si avvicinavano, oltre ad acquistarle
calde e profumate, usufruivano di un po’ di tepore, specie nelle fredde serate autunnali
e invernali. All’inizio della via Colletta era situata la trattoria di Tzia Virginia; nella
piazza Chiesa l’Ufficio postale, posto nell’edificio Marini della famiglia Ligas-Serra,
dove attualmente esercita la professione di odontoiatra il dott. Massimo Ligas. Tra le
due piazze, nel 1957, fu collocato un chiosco per la vendita di giornali che, ben esposti
e ben visibili, invogliavano i lettori all’acquisto.
Nei giorni festivi la piazza cambiava aspetto, veniva invasa da una marea di gente, si
indossava l’abito migliore per andare a messa e per sa passillara, nata nei primi anni ’5O
e caduta in disuso negli anni ’8O. In questi anni, per molti giovani e meno giovani di
Sinnai e dei paesi limitrofi “fare le vasche”, cioè andare avanti e tornare indietro tra le
due piazze, era la forma di intrattenimento più in voga. Si percorreva ripetutamente
senza mai stancarsi o annoiarsi e giungendo a uno degli estremi si diceva: “Facciamo un
altro giro”. Nelle ore e nei giorni in questione era vietato il traffico ai veicoli a motore.
Molte cose ormai sono cambiate, compreso l’assetto urbano de Sa Pratz”e Cresia, che
era data dalla uniformità dei palazzotti, tutti ben allineati, fieri della nobiltà che gli
derivavano dal tempo, un’armonia che seppur spezzata in qualche tratto, ancora oggi
resiste.
Questo breve lavoro, che è il prosieguo del libro fotografico “Sinnia, sinniesas e
sinniesus” pubblicato nel 2003, vorrebbe trasmettere emozioni ed evocare ricordi a
coloro che hanno condiviso quei momenti attraverso foto con brevi didascalie o profili
di quanti presero parte alla vita attiva ed intensa della comunità di Sinnai del Novecento, svoltasi in uno spazio limitato: Sa Pratz’ e Cresia, considerata “il cuore pulsante
di Sinnai” ed “il salotto di Sinnai”.
Infine mi corre l’obbligo di ricordare l’amico Antonello Orrù che, a suo tempo, i